L’ambivalenza del reddito di cittadinanza che non dà nuovo lavoro.
di Luigi Mariucci
Articolo pubblicato sul Blog "Striscia Rossa" in data 26/03/2019.
Delle critiche “da destra” o semplicemente strumentali al modo in cui si è infine disciplinato il cosiddetto reddito di cittadinanza voluto dai 5stelle, con l’avallo a malincuore della Lega, si può compilare un lungo elenco: dal sarcasmo su una “vita in vacanza” al rischio di truffe, di assistenzialismo, al finanziamento in deficit ecc.
Alcune di queste critiche formulate da esponenti del PD si ritorcono in altrettanti autogol. Quanto ai rischi di assistenzialismo lo stesso può dirsi per ogni intervento sulle povertà, a partire dal “reddito di inclusione”; sui comportamenti fraudolenti vale lo stesso discorso relativo ad ogni intervento di welfare (dai falsi disoccupati alle false pensioni di invalidità ecc.); sul finanziamento in deficit siamo sullo stesso piano degli 80 euro di Renzi ecc.ecc.
Una critica coerente e “di sinistra” deve partire anzitutto da un chiarimento semantico. Ciò di cui si parla non ha nulla a che fare con il “reddito di cittadinanza” propriamente inteso, il quale sulla base di complesse teoriche (spesso anche se non sempre derivate da filoni ideologici della estrema sinistra: per tutti v. Van Parijs) dovrebbe essere attribuito ad ogni cittadino in quanto tale, a prescindere dalla sua condizione economica.